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Dai primi di marzo decine di emittenti radio televisive venete spente per sempre, l’appello alla politica

Dai primi di marzo decine di emittenti radio televisive venete spente per sempre, l’appello alla politica

Anche da Verona il grido d’allarme delle emittenti televisive costrette a chiudere. Indispensabile un intervento dei parlamentari veneti nel “decreto milleproroghe” per garantire un futuro al settore televisivo regionale.

«Il sistema televisivo locale, e con esso i diritti costituzionali del lavoro e del pluralismo di informazione, sono in grave pericolo. Le scriventi società, tutte operanti da molti anni all’interno della Regione Veneto, sono estremamente preoccupate per le nefaste conseguenze della graduatoria pubblicata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Graduatorie per Aree Tecniche AT) nella seduta dello scorso 4 novembre 2021, che ha affidato a soltanto 15 soggetti l’intera banda disponibile pari a 41,1 megabit, resa disponibile da RAI WAY, e aprendo la rete di II° livello limitatamente alla provincia di Belluno» questo il testo dell’appello inviato ai parlamentari veronesi da Radio Adige Tv640, Radio Rcs, Spot Invest Srl, Telecittà Srl, Uniset Srl, Serenissima Televisione Srl, Veneto Italy Srl, C-Sphera Srl e Canale Italia 2 Srl.

«La prima pesante conseguenza di questa riforma – che a livello nazionale mette in agitazione e in difficoltà oltre 450 emittenti, molte delle quali condannate a una chiusura anticipata – è che ben 24 emittenti non hanno potuto accedere alla fase di negoziazione commerciale e dal 1° marzo vedranno lo spegnimento definitivo del loro segnale in Veneto».

Questo scenario, nella nostra Regione, poteva essere scongiurato inserendo un tetto massimo pari a 1 megabit per azienda richiedente, invece nella suddetta seduta è stata approvata l’assegnazione a dieci soggetti di 3 megabit di banda ciascuno, ad altri tre 2,5 megabit, a uno 2,1 e a un ultimo 1,5, esaurendo così i megabit a disposizione della Rete di 1° Livello.

Solo 15 le emittenti con segnale, quindi, ben 24, tra cui alcune storiche, quelle escluse. La cancellazione dei segnali non solo mette a rischio la pluralità di accesso all’informazione, ma anche un altro diritto difeso dalla nostra Costituzione, quello del lavoro. Lo “switch off” segnerà in maniera definitiva il destino delle società escluse, mettendole in serio pericolo di sopravvivenza e costringendole a porre dei tagli drastici dal punto di vista occupazionale.

«Chiediamo agli onorevoli parlamentari veneti di difendere con ogni mezzo e ogni forza un patrimonio irrinunciabile proponendo, nel cosiddetto Decreto Milleproroghe 2022, in fase di discussione a Montecitorio, alcuni emendamenti che possano modificare il nuovo assetto e garantire al contempo una migliore distribuzione dello spazio concesso per garantire un futuro a TUTTE le società del settore televisivo Veneto».

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