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L'Onda Veronese

Fulvio Valbusa si racconta al teatro di Cerro

Bellissima serata, al teatro di Cerro, per il quattordicesimo appuntamento di Mescolanze, il “Festival diffuso” che l’Associazione Culturale Contrada dei Miracoli ha organizzato per la presentazione del libro “Randagio” scritto da Fulvio Valbusa insieme a Serena Marchi. Con loro ha dialogato il noto giornalista sportivo Xavier Jacobelli, già direttore sia di Tuttosport sia del Corriere dello Sport-Stadio e del Giorno nonché opinionista di RaiSport. Ha iniziato Jacobelli ricordando che ha avuto modo di conoscere i due autori quando, lo scorso novembre, hanno ottenuto il premio “Gianni Mura” al salone del Libro di Torino e che è stato particolarmente contento perché, proprio in occasione della conquista della medaglia d’oro nella staffetta alle Olimpiadi di Torino di Valbusa, il suo giornale Tuttosport era stato in prima linea, essendo di Torino, nel sostegno alla candidatura della città della Mole per l’assegnazione delle Olimpiadi. Venendo al libro ha apprezzato molto il forte richiamo alla natura, all’incontro di Bubu con i lupi, alla bellezza della Lessinia, montagna che lui, avendo sposato una veronese, sta apprezzando sempre di più. Quindi ha elogiato i corpi militari sportivi che hanno dato e danno un fortissimo sostegno alle discipline sportive meno ricche e meno sotto i riflettori mediatici. Passando poi a Serena Marchi, la giornalista dell’Arena, ha ricordato come, quando proprio per il quotidiano veronese, cercò di fissare un appuntamento con Valbusa, per descrivere il suo successo a Torino, trovò infinite difficoltà anche perché Valbusa molto riservato non rispondeva mai alle sue chiamate. Finalmente dopo innumerevoli tentativi riuscì a fissare un appuntamento nella Piazza centrale di Bosco e si trovò davanti un montanaro, reduce da una notte passata nel bosco e non un atleta lucidato e toelettato come era abituata. Poi però riuscirono a capirsi e ci fu la stesura del libro. Fulvio ha ricordato come anche per lui fu quasi uno choc l’incontro con la giornalista perché, nato e vissuto in montagna e nei boschi poco era abituato a forme di mondanità. Ha poi ricordato come, anche con fortuna, sia riuscito ad arrivare dove è arrivato, aggiungendo che, dopo la scomparsa, a quindici anni, del fratello gemello, ha messo tanto impegno e tantissima determinazione per arrivare ai vertici del suo sport. Per quanto riguarda gli ottimi risultati sia suoi che di sua sorella, come prodotti della Lessinia, ha rivelato che degli studiosi tedeschi erano venuti a vedere come mai a Bosco e in Lessinia nascessero e si sviluppassero degli atleti di primaria importanza vedi lui e Sabina nello sci da fondo, Paola Pezzo, nel mountain bike e Damiano Cunego nel ciclismo. Poi ha ringraziato il corpo forestale nel quale è entrato prima da atleta poi rimanendovi, alla fine della carriera, per coronare così il sogno della sua vita. Il papà era un guardiacaccia che passava molta parte della sua vita nei boschi e lui, fin da piccolo, ha sempre sognato di seguirne le orme. Ha raccontato poi un aneddoto quando la Fandango, la casa editrice del libro, ha organizzato un tour italiano per presentarlo fu molto sorpreso quando gli dissero che c’erano ben quattro tappe in Puglia, dove, addirittura a Barletta c’era un Fans club a lui intitolato. Nel libro racconta poi i primi incontri con i lupi fra cui il maschio “Slavc” proveniente dalla Slovenia e la femmina “Giulietta” addirittura dal Piemonte e soprattutto nel vedere le loro cucciolate.

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