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L'Onda Veronese

Il Parlatore eterno e il Tabarro, fra risate e passioni, al Filarmonico

Sono state presentate dalla Fondazione Arena di Verona, in Sala Fagiuoli,  due opere: Il Parlatore Eterno, breve opera buffa di Amilcare Ponchielli, e il Tabarro, intenso esperimento verista di Giacomo Puccini, che saranno eseguite in un’unica serata e andranno in scena Domenica 19 novembre, ore 15,30, Mercoledì 22, ore 19, Venerdì 24, ore 20, e Domenica 26, ore 15,30. Ad illustrare le due rarità, al debutto assoluto a Verona, c’erano Stefano Trespidi, Vice Direttore Artistico della Fondazione, ma, nell’occasione, regista dell’opera di Ponchielli, Paolo Gavazzeni, regista dell’opera di Puccini, e il Maestro Direttore Gianna Fratta, che sarà sul podio delle due opere. Si tratta di due rarità per la Stagione Lirica 2023 che, nate, in periodo di Covid, in streaming, sono al loro  debutto in scena.  Il Parlatore eterno, è un’opera buffa che Amilcare Ponchielli, su libretto dello scapigliato Antonio Ghislanzoni, musicò nel 1873. Si tratta del suo unico esperimento buffo nato quasi per esorcizzare la pressione che Ponchielli sentiva dopo il successo dei suoi Promessi Sposi, con una visione però rivolta già ad un futuro da primo novecento. Il protagonista Lelio Cinguetta, interpretato dal basso-baritono Biagio Pizzuti, è un logorroico emotivo che non ascolta nessuno e prende tutti per sfinimento. Irrompe a casa dell’amata Susetta, la soprano Grazia Montanari, e tiene la scena dall’inizio alla fine per quasi venti minuti. Dall’opera comica si passa al tragico Tabarro, il primo dei tre atti unici che Giacomo Puccini, cercando di rinnovarsi, musicò, su libretto del veronese Giuseppe Adami, con occhio e prosa teatrale, quasi cinematografica, e anticipò nel Trittico gli altri due atti unici Gianni Schicchi e Suor Angelica. L’ambientazione del Tabarro è quella della letteratura e del cinema noir francese. Si svolge sulle rive della Senna, con personaggi disperati, delitti indicibili, e precipizi umani, che saranno poi il mondo creato dalla fervida penna di Georges Simenon. Scricchiola e traballa l’amore fra Michele, interpretato dal baritono Gevorg Hakobyan, e Giorgetta, la soprano Marta Torbidoni, per la recita di domenica 19, e la soprano Alessandra di Giorgio per le rimanti recite, per la presenza ingombrante di Luigi, il tenore Samuele Simoncini, che alla fine, in pieno spirito noir-verista, finirà ammazzato.  L’allestimento dello spettacolo, l’Orchestra e il Coro, diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, sono della Fondazione Arena di Verona.

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